sabato 4 febbraio 2017

Passeggiata domenicale DALLA LACINA AL LAGHETTO DEL FAGGIO (Monti delle Serre) - novembre 2016

Dopo due settimane dall'ultima escursione mi reco alla Lacina e posteggio l'automobile presso il famoso hotel ora diventato un centro d'accoglienza.
Non ho alcuna meta, ma l'unica ragione di codesta uscita domenicale è proprio quella di godermi, con tutta calma, i colori dell'autunno, i quali differiscono con la quota: se a 1000 metri ancora insistono delle sfumature tra il verde e il giallo, a quota 1250, invece, le foglie son già un vecchio ricordo lontano, con gli alberi scoperti senza la loro chioma. Quella della Lacina è zona di faggi, grandi spettacolari faggete tra le più belle d'Italia, che vengono arricchite di splendore dalla costante presenza della specie simbolo di questa sezione appenninica tra la Sila e l'Aspromonte: l'abete bianco. 

 MAPPA DEL TRACCIATO PERCORSO

Al  bivio, dove c'è l'ex hotel, vado a destra. Seguo la carrozzabile fino a un lungo rettilineo, appena dentro la faggeta, dove un sentiero si stacca a sinistra. La mulattiera scende al sottostante torrente, che guado da una sponda all'altra. Ponticello in legno sulla destra con qualche tavolo.





Seguo per qualche centinaio di metri la pista forestale sulla destra idrografica del ruscello, dopo di che punto liberamente, in salita, a destra del sentiero, risalendo la pendice di fronte.










Scenario forestale decisamente incantevole. Ovunque esemplari di faggi di una certa grandezza e, qua e la, piante adulte di abete bianco. Il tutto impreziosito da cromatismi autunnali molto accesi.







Dalla vegetazione notiamo, in lontananza, il paese di Simbario. Ancora più in profondità i monti fra l'appena detto borgo e Vallelonga (M.dell'Impiccato e M.Mazzucolo) e il Mar Tirreno




Ma dove ve ne andate povere foglie gialle
come tante farfalle spensierate?
Venite da lontano o da vicino,
da un bosco o da un giardino,
e non sentite la malinconia
del vento freddo che vi porta via.
(TRILUSSA)










Il percorso libero ad un certo punto sbuca sul sentiero del Costone Schimen, nei pressi della roccia che ho battezzato il "dente solitario", quindi già quasi sul crinale della Pomara. 
Raggiungo così la pista forestale di crinale, che proviene dal bivio per la diga dell'Alaco, presso la radura della Pomara, e vado a destra. Ma, pochi metri dopo, tracce di sentiero mi conducono nuovamente nella radura, a sinistra: la parte più occidentale di quest'ultima. Penetro poi nuovamente nella faggeta, dove la mulattiera si sperde, e proseguo liberamente nella selva in direzione sud sud-est. Guado il torrente Macchinante, che nelle escursioni precedenti ho sempre guadato più in valle, proprio nel punto in cui vi scorre in una forra tra le rocce. Qui appare, invece, un ruscelletto fra dolci dune selvose. 














La mia libera traiettoria arriva, dopo aver superato una bella foresta di faggi, al laghetto del faggio. 









Da questo punto mi rimetto in marcia per pervenire il punto di partenza. 













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